martedì 13 settembre 2011

Il volo di Dafne


Il dio Apollo si innamora di  Dafne, e  vuole averla  sebbene  lei non sia consenziente, e l’insegue, la raggiunge, l’afferra.

La ragazza chiede quindi aiuto  al padre Penèo che  ottiene che la figlia sia tramutata in un albero di alloro, delle cui foglie Apollo si cingerà la testa per sempre.
Ma in un modo o nell’altro, la giovane  che era sempre vissuta libera e selvaggia, finisce per perdere la propria libertà.

E’ l’emblema delle donne non emancipate,   che possono  abbandonare la  casa paterna  solo per assoggettarsi ad un altro uomo:  laddove   venga rifiutata questa convenzione,   non esiste che la segregazione, che siano quattro mura  o, nel nostro caso, il tronco di un albero.

Questa volta però Dafne non resta imprigionata nel mondo della convenzione, della prevaricazione (rappresentata dal nastro a scacchi) ma staccandosi da quel nastro appiccicoso   si proietta verso una nuova dimensione liberandosi della corteccia che tentava di imprigionarla.

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