mercoledì 1 maggio 2013

Salomè

Salomè, marzo 2012   - olio su tela 100 x 120 cm. 

Questo quadro non può essere compreso se disgiunto dal contesto per cui è nato, su di esso infatti si incentra la mia opera teatrale sul Caravaggio.  Il quadro trasmette un messaggio duale: la prima cosa che colpisce di questo quadro è il pavimento arlecchino che rappresenta un messaggio simbolico per papa Paolo V  Borghese: se egli avesse condannato alla decapitazione il maestro  per via  di un mortale duello che lo vide direttamente coinvolto, i colori contenuti nella sua testa si sarebbero riversati al suolo ormai incapaci di tornare a miscelarsi per dare vita alle mirabili opere del pittore. 
La ballerina, un corpo scuro illuminato a giorno dalla luce che entra prepotente  dalle arcate laterali, nelle intenzioni del Caravaggio  deve rappresentare più emozioni in un’unica espressione:  Salomè  deve essere sensuale, conquistare Erode che già la osserva pieno di lubrico desiderio, ma allo stesso tempo la sua anima è lacerata dal fatto che se  dovesse riuscire nel proprio intento, cioè conquistare il re, dovrà chiedergli di tagliare la testa ad un innocente.
Il  Battista, che aleggia nel quadro senza essere rappresentato, altri non è che il maestro stesso, che non si sente pienamente  colpevole per l’omicidio di un reietto come Ranuccio Tomassoni, dedito allo sfruttamento  ed alla  sevizia  di giovani donne fra cui anche la sua modella preferita,  Fillide Melandroni, la ragazza che presta la propria immagine, appunto a  Salomè.
Così come una prostituta è costretta a vendere il proprio corpo, così la danzatrice vende il proprio  corpo dietro costrizione della dissoluta madre Erodiade.
Le immagini del quadro altro non sono che vecchie statue giacenti all’aperto in un piazzale cinquecentesco antistante il teatro del Palladio a Vicenza:  esse non saranno mai dimenticate dai posteri, se potranno prestare la loro immagine per opere contemporanee, come fossero veri e propri attori immortali.

La danzatrice scalza

La danzatrice scalza - marzo 2013 olio su tela 50 x 70 cm.
In un mondo immobile, ove il sipario nega una retrostante scenografia, la profondità di un mondo  da scoprire, una  ballerina, da sola, volteggia con i suoi veli dorati.  
All’inizio si avverte il volteggio,  la leggerezza,  una presenza  che si impone allo sguardo. Ma dietro a  quei passi apparentemente naturali, frutto di anni di studio e sacrificio,  forse si nasconde un turbamento.  
Osservando la mano che stringe il velo sollevato alla nostra destra, si avverte una nota stonata, un pugno che serra  troppo,   un atto  di rabbia e ribellione che quasi annulla l’apparenza iniziale: nasconde un moto di ribellione in un’anima   imprigionata in un ruolo che ormai comincia a destare insofferenza: anche  le scarpe da danza,  che rappresentano comunque una forma di costrizione, stavolta non vengono calzate.


Il verde di Calcata con chitarra


“Il verde di Calcata con chitarra” , febbraio 2013 
mis. 40 x 40 cm in acrilico ed olio (con un pizzico di aceto di mele)
Omaggio alla mostra Premio d'Arte "Le tre Signorie" - Calcata 
Questo quadro è stato realizzato nel seguente modo: con l’acrilico di colore bianco, è stata posata una patina spessa di materiale, a grosse e dense pennellate, che delineavano un disegno di larga massima: su quella base, è stato realizzato direttamente il dipinto che nelle mie intenzioni  rappresenta  una prua che fende un mare di cime verdi (gli alberi).

Il re

“Il re”   novembre 2012  olio su tela 40 x 40 cm.

Ho  cercato di creare la luminosità della vita in quegli occhi sereni ed essenziali,  un essere vivente che agisce come la natura gli chiede di fare, con efficienza e determinazione, senza deviare. Il mondo lo ha voluto libero, la razionalità umana lo ha invece  imprigionato: a me piacerebbe aver  impresso sulla tela   la sua vera natura, una forza terribile che si manifesta a volte in modo spaventoso, ma mai con odio.


venerdì 24 febbraio 2012

Il Discobolo

"L'uomo e la terra sono necessari l'uno all'altra per il viaggio verso l'ignoto. La figura taglia lo spazio in due zone blu: quella dove la terra verrà proiettata appare più scura, perché tale è l'ignoto, ma se restiamo insieme, non dobbiamo avere paura. La Terra fa già la propria parte, l'uomo ha il compito di condurla verso una necessaria evoluzione, e può riuscirci solo se ricorda la nobiltà della propria missione  "Fatti non fummo per viver come bruti, ma per seguir virtute e conoscenza": il discobolo non scaglia quindi il pianeta  verso un futuro oscuro, egli si sposta nello spazio assieme al globo, rappresentando la cultura classica che ci accompagna, non quindi concepita come un lontano e sfumato retaggio del passato, ma come viva sorgente  a cui riferirsi costantemente durante l'arduo cammino".

sabato 11 febbraio 2012

Leda ed il Cigno

Agli occhi dell’osservatore, apparirà un paesaggio  dai colori insoliti per un’opera  avente  contenuto classico; infatti il colore di base per la sua realizzazione è l’ocra giallo pallido.
Con questo tipo di cromatismo ho voluto rendere l’atmosfera di una antica città orientale ormai distrutta che aveva conosciuto la cultura dorica (vedere la colonna spezzata), ma che usava come materiale da costruzione la pietra locale, connotata da colorazione chiara, sabbiosa.
La città distrutta è  la Troia mitologica, quella di Omero, presa in un momento in cui la sua dissoluzione non si è ancora completata, anzi, alcuni muri in pietra risultano addirittura intatti mentre l’acqua dell’oblio sale inarrestabilmente, penetra negli anfratti, corrode, distrugge, fino a cancellare la città.
La scelta di questa città semidistrutta come  sfondo all’incontro travolgente fra la regina di Sparta Leda (moglie di Tindaro) ed il sopraggiungente cigno (Zeus sotto mentite spoglie), è dovuta al fatto che da questo mitologico accoppiamento nascerà Elena, il cui rapimento da parte di Paride determinerà  la spedizione achea  narrata nell’Iliade.
Troia verrà distrutta e data alle fiamme, ed infatti nessun arbusto o pianta, sebbene gratificanti alla vista, risultano  presenti nella composizione.
I mattoni sono anzi ancora roventi, e se si osserva bene la sfumatura sopra le rovine, appare un tenue  alone rossastro.
Un posto di preminenza è riservato alla bronzea Minerva che permea indagatrice dalle mura dei palazzi abbattuti.
Perché questa inquietante presenza? Se i Troiani avessero scoperto l’inganno del cavallo di legno, forse gli achei non sarebbero riusciti a vincere questa guerra, essendo ormai defunti i loro più forti  eroi Achille ed Aiace Telamonio, a fronte di mura ancora erte  ed intatte.
La riuscita dell’escamotage di Ulisse a questo punto era l’unica strada percorribile, ma un sacerdote Troiano, Laocoonte, aveva intuito tutto, sostenendo infatti che l’enorme simulacro ligneo  celava in realtà un letale contenuto.
Minerva, quando vide la lancia del sacerdote conficcarsi fra le tavole del cavallo di legno, scatenò due serpenti Porcete e Caribea, contro i suoi figlioletti ed egli  trovò la morte  nel tentativo di liberarli dalle terribili spire.
Minerva è quindi  la maggiore artefice della fine della città, perché fu solo grazie a lei che il cavallo di legno riuscì a varcare  le leggendarie porte Scee.
Questo quadro rappresenta quindi l’inizio di un  percorso mitologico basato su una ricostruzione di eventi che,  ove  non narrati,   sono  attribuibili allo stesso autore del quadro, che temporalmente vanno dalla restituzione da parte di Achille del corpo di Ettore, alla partenza di Enea alla volta delle coste italiane del Lazio.

mercoledì 2 novembre 2011

Giochi di colore tra cielo e mare

La “massa” della fortificazione ha praticamente la stessa conformazione geometrica del cielo, con  il quale  si incastra similarmente al gioco tetris, e da qui deriva il titolo.

Sebbene mi sia basato su  uno scorcio dell’isola del Giglio,  questa composizione è sostanzialmente di fantasia, in quanto sia i rapporti dimensionali fra mura e torre,  il disegno della scogliera, il mare e  la cupola di ispirazione greca,  non hanno riscontri reali.

ottobre 2011 - olio su tela 50x70 cm